Cleto Munari

Il Grand Tour Virtuale

Introduzione e incontro con Cleto Munari

Durante i mesi più difficili del Covid-19, un lungo lockdown ci ha fisicamente divisi. Il Grand Tour che fino a quel momento mi aveva portata nelle città italiane ad incontrare e conoscere personalmente le storie delle migliori eccellenze del nostro Made In Italy nel settore del gioiello, con l’avvento della quarantena mi ha portata ad una lunga riflessione. Non avevo nessuna intenzione di fermare questo viaggio perché avrebbe significato sminuire l’importanza che ha per me l’arte: libertà. Proprio in quei primi giorni mi è venuta in mente una frase di Marco Aurelio “il saggio stoico è libero in una prigione o in un castello, da schiavo o da re.” Da quel momento mi sono resa conto ancor più fortemente che non avevo più nessun tipo di impedimento, ho ricercato una libertà interiore che mi ha portata a continuare a viaggiare rendendo il Grand Tour virtuale. Attraverso dirette Instagram ho incontrato le migliori eccellenze. A partire dalla fase 1 dell’emergenza ho incontrato diverse eccellenze e sono stati incontri di grande ispirazione.

Con questo viaggio virtuale ho voluto dare un messaggio di positività alle eccellenze italiane: la digitalizzazione che oggi è diventata fondamentale nelle nostre vite, ci ha permesso di continuare a progettare, incontrarci, vederci e confrontarci nonostante una separazione fisica forzata.

Di seguito condivido il taccuino del mio viaggio digitale.

CLETO MUNARI – VICENZA

Ho sempre avuto il desiderio di conoscere il maestro Cleto Munari. Un artista visionario che fin dall’inizio del suo percorso ha concepito il gioiello come un’opera d’arte indossabile, espressa attraverso una ricerca avanguardistica e contemporanea delle forme e dei colori. “Un esteta” come lo definì Carlo Scarpa, instancabilmente alla ricerca del bello.

Ho bene in mente la prima riunione telefonica fissata con lui. Ero visibilmente emozionata, ma dopo aver presentato il mio progetto, il maestro Munari ha risposto: “diamoci del tu, è tutto più semplice”. Ho subito avuto conferma del fatto che la semplicità è una dote solo dei più grandi.

Cleto Munari nasce a Gorizia nel 1930. Oggi lo conosciamo tutti per la sua arte e le sue opere ma chiedo lui come fosse Cleto da bambino. “Ricordo con piacere gli anni della mia infanzia. Ero uno spirito libero e indomabile. Un indisciplinato. Provengo da una famiglia della buona borghesia veneta. Nel 1936 mio padre partì per l’Africa ma all’interno della nostra grande casa, vivevo insieme ai miei cugini, le mie zie e la mia infanzia è stata molto felice. Finiti gli studi mi sono dedicato al mondo dei cavalli, delle carte e del biliardo finché a quarant’anni ho sentito il desiderio di costruire qualcosa nella mia vita e così, sempre spinto dalla passione e dalla curiosità e mai dal business, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo del design. In quegli anni a Milano frequentavo Giò Ponti, Marco Zanuso, Ettore Sottsass, amici che sono diventati pietre miliari del design e dell’architettura. È a partire da quegli anni che ho iniziato ad appassionarmi all’architettura e al design. È stato Carlo Scarpa però, a riconoscere in me il dono dell’equilibrio e della proporzione. A farmi capire che questo mondo era un mondo che poteva diventare la mia strada. La scuola che porto avanti tutt’ora sono stati i miei primi sei anni di formazione accanto a Carlo Scarpa con il quale passavo dieci ore al giorno. Lo osservavo lavorare mentre da lui imparavo l’arte della creazione. Poi dal 1980 al 1987 sono stato socio di Ettore Sottsass con il quale mi sono formato definitivamente.” Cleto Munari non è solo un grande appassionato di design ed architettura, la sua curiosità lo ha portato ad avere innumerevoli altre passioni quali l’arte e la letteratura. E’ la sua ricerca, la sua curiosità e passione che lo hanno portato a creare innumerevoli opere disegnate da designers e architetti di fama internazionale. È una persona positiva, energica, curiosa, piena di progetti. “Mi servono ancora 30 anni per realizzare tutto quello che voglio realizzare. Sto portando avanti progetti nuovi, tappeti, orologi, occhiali.” Chiedo a Cleto Munari se esiste un’opera alla quale è particolarmente affezionato. “La prima cosa che ho realizzato insieme a Carlo Scarpa è stato un set di posate. Volevo realizzare le posate più belle del mondo, rendendo un utensile di uso comune un’opera d’arte. Volevo che le posate rispettassero l’anatomia della mano ma che, allo stesso tempo fossero belle. Sono quelle posate che mi hanno permesso di farmi conoscere nel mercato internazionale. Oggi sono esposte in un centinaio di musei di arte contemporanea nel mondo tra cui il Metropolitan Museum e il MoMa di New York.” Il design delle posate sintetizza in maniera geniale l’incontro tra classicità e modernità. “La cosa che più mi piace e che più mi interessa tuttavia, continua Munari, è quella che realizzerò domani.” Un messaggio profondo di positività e di forza che ben riflette lo spirito indomabile e appassionato del maestro Munari.

Chiedo a Munari che consigli darebbe ai giovani che si affacciano al mondo dell’arte “consiglio ai giovani di non guardare mai a ciò che fanno gli altri ma seguire ed esprimere le proprie idee. Solo se si esprimono le proprie idee ci si può affermare nel campo dell’arte. Non a caso io non vado mai alle fiere di settore e nemmeno alle mostre, per non farmi influenzare.” La libertà di Cleto Munari è tangibile in ogni risposta. Resto colpita da un passaggio dal libro Cleto Munari Jewelry di Germana Cabrelle e Elvilino Zangrandi edito da Treccani. Un giorno Cleto che si trova al MoMa di New York intento ad osservare le opere d’arte, si accorge che intorno a sua moglie si forma un cerchio di persone. Impressionato, si avvicina, pensando sia successo qualcosa. Le persone in realtà stanno ammirando l’anello che lui ha realizzato per lei. “Ricordo quel giorno. L’anello che indossava mia moglie era un anello che avevo realizzato insieme a Richard Meier. È così che ho iniziato a dedicarmi al gioiello e ad appassionarmici: per fare degli omaggi a mia moglie. Il primo gioiello che realizzai fu con Michele De Lucchi.” Quando chiedo al maestro Munari cosa prova quando le persone si stupiscono difronte alle sue opere mi risponde: “Sono abituato. Dicono che sono una persona controcorrente e in fin dei conti hanno ragione.” Sono tantissime le persone che salutano Cleto, provengono da tutto il mondo.

Il maestro Munari mi ha insegnato diverse cose, la prima è che non sono importanti gli anni della nostra vita, ma la vita dei nostri anni; che c’è qualcosa che non conosce stanchezza e quel qualcosa è la passione unita alla ricerca della bellezza e l’amore verso l’arte.